Intervista | Nella mente di un certificato PMP®

19/06/2020

Intervista | Nella mente di un certificato PMP®

In Italia ci sono 7788 Project Manager certificati PMP®, nel mondo oltre 1 milione.
Il loro stipendio può essere del 25% più alto e garantiscono il successo dei progetti aziendali per oltre il 56% in più del personale non qualificato. Ancor più che in passato, nel 2020 le aziende sono a caccia di professionisti qualificati, per sostenere le sorti del business e affermarsi come realtà internazionale.

Ci siamo però chiesti se è davvero tutto così “rosa e fiori” quando si parla di PMP®.
È davvero strategico e vantaggioso ottenere la certificazione? Perché e perché ora?

Per capire realmente quali opportunità si celano dietro all’ottenimento della Certificazione PMP-PMI®, ci siamo rivolti a Bruno Aiazzi, Senior trainer di Strategy Execution, certificato PMP® (e non solo).

Leggi l’intervista scritta e scopri cosa significa essere un Project Manager certificato!

D: La Certificazione PMP-PMI® è la più prestigiosa e riconosciuta a livello internazionale. È una fama meritata? Dettata da cosa? 

R: Sicuramente è la più prestigiosa. I motivi sono diversi, ma tra i principali credo valga ricordare che certifica sia la conoscenza della disciplina del project management (avendo superato un esame sicuramente molto difficile), che la competenza della persona (essendoci dei requisiti stringenti in merito agli anni di lavoro già svolti all’interno di progetti) che l’aggiornamento continuo del project manager (ogni 3 anni questa certificazione si perde se non si mantiene attivo il percorso di aggiornamento continuo sulla materia).

D: Quali sono i vantaggi di carriera per un Project Manager certificato? 

R: Il mercato, soprattutto quello internazionale, sempre più spesso richiede figure le cui competenze siano certificate. La PMP® a differenza di altre è riconosciuta pressoché in tutto il mondo ed è uno “standard de-facto” nell’ambito del project management. Altre certificazioni, per quanto valide, appartengono a realtà geografiche più limitate.

D: E i risvolti nella gestione quotidiana dei progetti?

R: Le conoscenze raccolte nell’ambito degli studi per una certificazione PMP® mettono a disposizione dei discenti una “cassetta degli attrezzi” molto ampia, sia in ambito predictive che agile, da utilizzare nei propri progetti lavorativi.

D: Tu sei un professionista certificato: cosa ha significato per te ottenere la PMP®?

R: Soddisfazione personale a parte mi ha aperto nuove opportunità lavorative che altrimenti sarebbero rimaste precluse. E poi ci ho preso gusto, e la PMP® è stata solo la prima di altre certificazioni che nel tempo hanno arricchito il mio bagaglio culturale sulla disciplina del Project Management.

D: Per Gennaio 2021 è previsto un cambio esame. Saranno tante le modifiche previste?

R: Il cambiamento ci sarà e sarà un’evoluzione resa necessaria dall’evolversi della disciplina e del mestiere del project manager. Attualmente la struttura dell’esame è nota ed è basata su 5 performance domain (initiating, planning, executing, monitoring & controlling, closing), mentre il nuovo esame farà riferimento a soli 3 domain: people, process e business environment. Inoltre verrà enfatizzata la presenza di domande legate all’approccio agile e hybrid. Sicuramente sarà un cambiamento importante ma la realtà è che i dettagli si scopriranno solo da Gennaio in avanti. Per quanto riguarda la preparazione si può dire che sulla versione attuale dell’esame esistono numerosi simulatori oggi utilizzabili, mentre non ne esistono ancora per la nuova versione (e per averli bisognerà probabilmente aspettare i primi mesi del 2021).

D: Quanto incide un buon corso di preparazione sulle chance di successo all’esame?

R: Il corso è fondamentale. Soprattutto perché durante il suo svolgimento il docente può fornire gli esempi e le chiavi di lettura fondamentali per contestualizzare i vari strumenti/modelli nel mondo reale.  Un docente che abbia anche maturato esperienze reali di consulenza all’interno di progetti è un valore aggiunto importante.

D: Quale approccio utilizzi in aula per ottimizzare e migliorare la preparazione dei partecipanti?

R: Faccio tanti esempi (story telling). Nella mia attività di consulenza svolta negli anni ho avuto modo di partecipare a diversi progetti in svariati ambiti: dal fashion al fintech, dall’ingegneria civile all’energy, dal manifatturiero all’aereospaziale, dall’information technology al marketing digitale. La narrazione di questi casi reali è utilissima per far capire la disciplina del project management e quando ha senso (per esempio) usare per esempio un approccio predictive piuttosto che uno agile o hybrid.


Bruno Aiazzi PMP | PSM | PSK | PRINCE2 | ITIL | SSYB è Senior trainer da oltre 15 edizioni del nostro corso PMP Exam Preparation
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